Nel primo capitolo sulla storia moderna della Data Visualization, abbiamo esplorato come pionieri del XIX e inizio XX secolo abbiano trasformato numeri complessi in informazioni comprensibili, gettando le basi di una disciplina rivoluzionaria.
Oggi, proseguiamo questa esplorazione, addentrandoci nelle ondate che hanno plasmato la visualizzazione dei dati come la conosciamo. Dal lavoro fondamentale di Edward Tufte – che ne ha definito i principi cardine – all’esplosione di nuovi strumenti che ne hanno democratizzato la creazione. Fino all’attuale terza ondata, che ci spinge verso un approccio integrato e orientato all’esperienza utente.
L'eredità di Edward Tufte: la prima ondata nella storia della visualizzazione dati
La Data Visualization, come la conosciamo oggi, affonda le sue radici in una prima ondata profondamente influenzata dal lavoro rivoluzionario di Edward R. Tufte. Il suo capolavoro, The Visual Display of Quantitative Information, ha posto le fondamenta teoriche per la creazione di grafici e infografiche davvero efficaci. Tufte ha enfatizzato la chiarezza, la semplicità e la mappatura dei dati, elevando la visualizzazione da una mera attività estetica a una forma d’arte e di scienza rigorosa.
Per Tufte, l’eccellenza nella grafica statistica risiede nella capacità di presentare idee complesse con precisione ed efficienza. Il suo libro illustra principi di design fondamentali: ogni goccia d’inchiostro su un grafico dovrebbe veicolare informazioni utili (data-ink ratio), eliminando il superfluo (il chartjunk, come bordi non necessari o effetti 3D decorativi). L’obiettivo è massimizzare la densità delle informazioni e ridurre al minimo le distrazioni.
Nel libro si parla anche di distorsione dei dati, sottolineando come i grafici debbano rappresentare la verità senza ingannare l’osservatore, per esempio attraverso la manipolazioni delle scale. Viene promossa l’idea di presentare molti numeri in uno spazio ridotto, permettendo al lettore di fare confronti e individuare pattern con facilità. I grafici migliori, devono favorire il confronto, rivelare i dati a più livelli di dettaglio e, soprattutto, integrare narrazione e numeri per raccontare una storia coerente.
Esempi iconici come la Mappa della Campagna di Russia di Charles J. Minard (1869), la Mappa dell’Epidemia di Colera di John Snow (1854) e il Quartetto di Anscombe sono spesso citati da Tufte come pietre miliari per comprendere i suoi principi. Questi casi studio dimostrano come una visualizzazione ben progettata possa non solo comunicare dati, ma anche generare intuizioni profonde e rivelare verità nascoste. L’eredità di Tufte continua a guidare chiunque si impegni a trasformare numeri in conoscenza, ponendo la funzionalità al centro dell’information design.

Il Quartetto di Anscombe, citato da Tufte come esempio di Data Visualization “truthful and revealing“: dimostra come quattro set di dati con statistiche identiche (media, varianza, correlazione) rivelino pattern completamente diversi solo nella loro forma grafica. Questo perché nonostante i numeri siano un linguaggio e uno strumento potente, senza visualizzazione forniscono una visione parziale
Seconda ondata: dalla teoria agli strumenti
Se la prima ondata ha sintetizzato le basi teoriche per una visualizzazione dati rigorosa, l’avvento della seconda ondata intorno al 2000 ha segnato un passaggio cruciale dalla teoria alla pratica diffusa. La disponibilità di software più accessibili —come i primi fogli di calcolo avanzati e strumenti grafici— unita a un notevole aumento della potenza di calcolo, ha reso concretamente realizzabile ciò che prima era spesso solo un concetto astratto.
È in questo periodo che i principi di Tufte e di altri teorici della visualizzazione dati hanno iniziato a trovare applicazione su larga scala. Tuttavia, le visualizzazioni create, sebbene esplorassero le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, erano spesso ancora semplici e non sempre aderivano ai più elevati principi di design promossi dalla prima ondata. La grande differenza risiede nell’obiettivo: se i grafici della prima ondata erano il frutto di un’etica progettuale orientata alla narrazione, quelli della seconda erano il risultato delle specifiche degli strumenti stessi.
L’attenzione si spostò dalla narrazione dei dati alla sistematizzazione e codifica delle informazioni, necessaria per sviluppare queste nuove piattaforme. Questa codifica è visibile ancora oggi negli archivi online che raccolgono nomi e rappresentazioni dei diversi tipi di grafici realizzati nel tempo. Queste librerie offrono soluzioni pronte e regole chiare, permettendo di combinare elementi per creare moltissimi esempi.
Ogni combinazione può essere un grafico “valido” dal punto di vista tecnico. Tuttavia, il fatto che si possa creare una relazione logica tra dati e grafici non significa che ogni visualizzazione sia utile o significativa. Avere gli strumenti e le regole per costruire grafici non garantisce che siano facili da leggere o che comunichino un messaggio chiaro.
Questa eccessiva fiducia negli strumenti ha portato a una proliferazione di dashboard e report dove la facilità di creazione ha spesso prevalso sulle buone pratiche di design, allontanandosi dalla chiarezza e dall’efficienza auspicata da Tufte.

La vasta gamma di possibilità offerte dagli strumenti della seconda ondata, che hanno permesso di generare una moltitudine di visualizzazioni. Tuttavia, la mera capacità di creare un grafico non ne garantisce l’efficacia o la chiarezza del messaggio, sottolineando il divario tra la teoria del design e la pratica guidata dagli strumenti.
Terza ondata: verso una visualizzazione dati integrata
Negli ultimi anni, il modo in cui fruiamo le informazioni è diventato sempre più veloce e visivo, rendendo il modo in cui si progettano le visualizzazioni un elemento cruciale. Allo stesso tempo, man mano che acquisiamo competenze nell’interpretazione dei dati, tendiamo a integrare nelle nostre analisi sempre più variabili, rendendo le analisi più complesse e sfaccettate.
Negli ultimi anni, il modo in cui fruiamo le informazioni è diventato sempre più veloce e visivo, rendendo il modo in cui si progettano le visualizzazioni un elemento cruciale. Allo stesso tempo, man mano che gli utenti acquisiscono familiarità con l’interpretazione dei dati, la tendenza è quella di integrare nelle analisi sempre più variabili. Questo rende le valutazioni più complesse e sfaccettate, richiedendo un approccio alla visualizzazione che tenga conto di questa crescente sofisticazione.
Chi progetta dashboard oggi, sposta sempre più la sua attenzione dai singoli grafici alla costruzione di veri e propri ecosistemi in cui queste visualizzazioni sono integrate. Tutti questi fattori stanno contribuendo a quella che sta definendo una terza ondata della visualizzazione dati.

La terza ondata della data visualization si concentra sulla creazione di prodotti integrati, dove i singoli grafici si uniscono per formare un’esperienza utente completa e dinamica. Qui, l’attenzione si sposta dalla semplice rappresentazione dei dati alla progettazione di interfacce intuitive e coinvolgenti, essenziali per la fruizione delle informazioni in un contesto aziendale e oltre.
Il futuro della Data Visualization: l’utente al centro, tra comprensione e azione
La storia della Data Visualization ci dimostra che i grafici e le dashboard sono strumenti sempre più presenti nella vita delle persone, con un bacino di utenza che tende ad ampliarsi.
Questo ampliamento del pubblico richiede però un’attenzione crescente, con prodotti e servizi più attenti ai bisogni specifici di chi li utilizza, progettati per agevolare il processo di decisioni data-driven. Non si tratta più solo di creare grafici accurati, ma di combinare chiarezza, interattività e un design coinvolgente, trasformando i dati in potenti motori di comprensione e di azione.
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Visualitics Team
Questo articolo è stato scritto e redatto da uno dei nostri consulenti.
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