La primavera da sempre lega a sé un immaginario ben preciso: il fascino legato alla funzione rigenerativa della natura, i colori della fioritura, le temperature miti in contrasto con la rigidità dell’inverno ecc. Un’immagine che rende questa stagione una congiunzione di simboli di rinascita. Tale carica emblematica è stata negli anni fonte d’ispirazione a livello artistico, proprio in quanto utile mezzo per veicolare messaggi affini al suo significato: un esempio su tutti è la celebre Primavera di Sandro Botticelli. Datata tra il 1477 e il 1482 e conservata nella Galleria degli Uffizi di Firenze, è un’opera commissionata da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di secondo grado di Lorenzo il Magnifico.
Semplicemente osservando l’opera è possibile ritrovare nove figure della mitologia classica su un prato fiorito, davanti a un bosco di aranci e alloro: da destra verso sinistra ritroviamo Zefiro, nella mitologia greca, la personificazione del vento di ponente, che piega gli alberi, “rapisce” e feconda la ninfa Clori, che a seguito di ciò si trasforma in Flora, personificazione della primavera e dea della fioritura (vestita di un abito fiorito, sparge infiorescenze conservate nel suo grembo). Al centro della scena Venere, simbologia dell’eros e della bellezza, sopra di lei Cupido, che scocca un dardo d’amore, tre Grazie (divinità minori benefiche prossime a Venere) ed infine Mercurio, messaggero degli dei, con i suoi calzari alati, che sfiora una nuvola.
L’interpretazione di quest’opera è ampiamente dibattuta e spazia da una lettura legata al committente e, quindi, al matrimonio prossimo con Semiramide Appiani, a letture maggiormente simboliche sul piano mitologico e filosofico. Sicuramente di quest’opera è stato riconosciuto lo sforzo di catalogazione botanica: nel 1984 Guido Moggi, direttore dell’Orto Botanico di Firenze e del Museo Botanico dell’ateneo Fiorentino, riconobbe 500 esemplari di piante e infiorescenze di questo periodo dell’anno.
La flora presente è parte di una ampia struttura utile all’artista sicuramente per circoscrivere il periodo dell’anno rappresentato, ma anche come mezzo di rimandi simbolici: ciò spiegherebbe la presenza del frutto dell’arancio, tipico autunnale, ma mitologicamente simbolo del matrimonio (dote nuziale della dea Giunone al marito Giove). La viola, ad esempio, è un fiore sacro a Venere, incoronata alla nascita da una corona di questo fiore, così come le rose, associate all’amore e alla bellezza; e infine l’elleboro di cui si credeva prolungasse la giovinezza ma che fosse anche cura per la follia, vista come stato d’alterazione indotto anche dall’amore.
Per celebrare l’inizio della primavera con questa visual story vi invitiamo ad esplorare e a scoprire alcuni degli esemplari rappresentati da Botticelli, approfondendo la spesso curiosa etimologia della nomenclatura ed altre caratteristiche a questi connesse.
Fonti:
https://www.uffizi.it/opere/botticelli-primavera
https://www.actaplantarum.org/
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