Si è conclusa pochi giorni fa la 66esima edizione dell’Eurovision Song Contest tenutasi a Torino dal 10 al 14 maggio ed è giunto il tempo di fare bilanci.
Definita come una “scommessa vinta” dal sindaco Lo Russo, la kermesse canora ha portato l’attenzione del pubblico sulla città. I numeri parlano chiaro: +68% di pernottamenti nella prima metà del mese e +147% di visite al sito turismotorino.org rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Oltre 220.000 sono state le presenze all’Eurovillage, il palco allestito nel Parco del Valentino per ospitare concerti ed eventi collaterali alla gara.
Per non parlare di tutti gli spettatori che hanno visto le tre serate dell’Eurovision e che hanno potuto vedere le 40 cartoline promozionali di note località italiane mandate in onda prima delle performance dei cantanti in gara. Un bellissimo biglietto da visita per il nostro Paese, che ha potuto contare su quasi 200 milioni di spettatori stando alle stime.
Ma come sono andate le precedenti edizioni dell’Eurovision in termini di ascolti?
Vediamo come negli ultimi anni il numero di spettatori si aggiri mediamente fra i 180 e 200 milioni a livello globale. Il 2013 è stato un anno di svolta in termini di ascolti, facendo registrare +68 milioni di spettatori rispetto all’anno precedente.
Se le stime sono corrette (saranno probabilmente confermate nei prossimi giorni) l’edizione torinese è il miglior risultato dal 2016, che fino ad ora risulta essere l’edizione più vista degli ultimi anni. Ottime notizie per l’Italia, che si è riscoperta essere una nazione sempre più interessata al festival canoro, come dimostrano i dati di ascolto.
In undici anni, infatti, gli spettatori italiani sono quintuplicati, spinti anche dalla recente vittoria dei Måneskin che ha gettato nuova luce sull’evento, facendo toccare quota 42% di share per la finale di quest’anno.
Se è vero però che i ricavi generati da un evento di simile portata sono ingenti e (si spera) duraturi nel tempo, è anche vero che la messa in piedi dello show è altrettanto esosa in termini di spese.
Basti pensare che per le ultime 15 edizioni il costo medio si è aggirato sui 25 milioni di euro. Fa eccezione il festival tenutosi a Baku nel 2012 per il quale sono stati spesi addirittura 60 milioni di euro, a cui vanno sommati altri 100 per la costruzione dell’arena. A confronto con le precedenti, l’edizione appena tenutasi a Torino risulta essere in linea se non addirittura più economica con 20 milioni spesi, come è possibile vedere nella mappa riportata di seguito.
Sarà da vedere nel prossimo futuro se Torino saprà trarre beneficio dalla visibilità appena ottenuta affermandosi come località turistica di importanza internazionale. Quello che è certo è sicuramente l’impatto positivo che ha avuto nel risvegliare l’attenzione della città e della sua popolazione verso grandi eventi, come dimostra l’intenzione del sindaco Lo Russo di portare altri eventi simili in città il prima possibile.
Fonti:
La Stampa
Eurofestival News
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